Bugiardino

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martedì 18 dicembre 2012

Pelliccia's corner (letsfallinlovewithmusic) : In punk we trust.

Grazie.
Desidero pubblicamente ringraziare Pelliccia per la segnalazione odierna.
Questa è roba bollente cari amici, passata in seconda linea nelle classifiche dell'epoca forse perchè piu' adatta ad orecchie "diversamente ricettive" rispetto alla norma e perchè no, forse piu' adatte a sanguinare.

Vai col pezzo.


POP IN PUNK CLOTHES
Rieccomi qui, rieccomi a parlare del punk minore. Sarà perché ormai conoscete vita morte e miracoli di Nevermind The Bollocks e London Calling, sarà perché avete già in casa tutti i dischi di Green Day, NOFX e Rancid, sarà perché io sono un topo da archivio e rifuggo l’ovvio come il diavolo rifugge l’acquasanta, ma a ben cercare fra la pletora di dischi delle cosiddette “seconde linee” si trovano davvero dei piccoli classici.
E’ il caso di “Can’t Stand The Rezillos” degli scozzesi Rezillos, uscito nel 1978 per la Sire.
I Rezillos nascono nel 1976 ad opera di Eugene Reynolds e Fay Fife, a cui si aggiungono Jo Callis alla chitarra, William Mysterious al basso e Angel Pattinson alla batteria. Caratteristica peculiare della band è il sound squisitamente in bilico fra punk, new wave e reminiscenze ‘50s (chiarissime nel rifframa delle chitarre), il tutto unito a un’immagine equidistante sia dal propotipo del punk straccione, sia da quello del seriosissimo new waver, ma molto più vicina a un immaginario “camp/teen” da filmetto b-movie.                                        Il solito apprendistato a base di live infuocati e di singoli al fulmicotone, e un paio di anni dopo arriva l’esordio, Can’t Stand The Rezillos, una vera fucilata, anzi una serie di 13 fucilate che non lasciano scampo alcuno all’ascoltatore.                                                                                                                                                                    Si parte con Flying Saucer Attack e fino alla fine del disco è un susseguirsi di ritmi veloci e serrati, schitarrate a rotta di collo, handclapping studiati per far impazzire il pubblico sotto il palco (datevi un’ascoltata a My Baby Does Good Sculptures e capirete di cosa sto parlando), dieci composizioni originali e una tripletta di covers (Gerry & The Pacemakers, Dave Clark Five, Fleetwood Mac) che tradiscono il malcelato amore del gruppo per i favolosi anni ’60; l’ultima in oggetto, Somebody’s Gonna Get Their Head Kicked In Tonight, è pure finita a fare da colonna sonora alle “imprese” di quegli sciroccati di “Jackass”  - cosa che ha permesso al gruppo di guadagnarsi un posto nelle preferenze dei giovani pischelli di oggi.
Fiamme altissime ma un fuoco che brucia subito, quindi inevitabile lo scioglimento appena un anno dopo, come da migliore tradizione punk.                                                                                                                                                                    Se i Rezillos hanno continuato per un paio di anni senza molto successo, i Revillos di Reynolds e Fife hanno imperversato per tutti gli ’80 e metà ’90 con dischi tutto sommato gradevoli; poi, nel 2001, il ritorno dei Rezillos in formazione (quasi) originaria, rimpiazzando Callis con Jim Brady e Mysterious con Chris Agnew (figlio d’arte, il papà Pete suonava il basso nei Nazareth di settantiana rockettara memoria) e incidendo addirittura un nuovo brano, Number One Boy.
Che dire, se non…correte a cercarvi questa piccola pietra miliare!







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