Bugiardino

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mercoledì 7 marzo 2012

La perdita della libertà : addio al celibato col sequestrato

Le feste di addio al celibato, si sà, sono immensamente divertenti per chi le organizza e generalmente lo sono un pò meno per chi le "subisce".
Quella che stò per raccontarvi è stata particolarmente infelice per il malcapitato futuro sposo.
Marco aka il Ragno, il suddetto figuro, proprio in questi giorni diventerà Papà per la seconda volta, 
omaggiamolo quindi  con la seguente storia, che ha vissuto (e sentito) sulla pelle.

Con il matrimonio ormai alle porte, si decide di comune accordo con la futura mogliettina di "fare la festa" al povero Ragno andando a prelevarlo direttamente nella sua abitazione.
A dirla tutta nella sua abitazione ci siamo ancor prima che lui arrivi, vestiti ed agghindati come dei veri marines con tanto di mimetiche, armi da softair e fuoristrada (il mio Cliffanger, sigh) nascosto sul retro dell'abitazione.
Ognuno in un punto strategico, io sotto il letto, lo Sciacallo dentro un armadio ed il Lamer dietro la porta.
Scatta l'ora X.
La vittima arriva in perfetto orario ed entra in casa aprendo con le chiavi, la futura moglie (all'epoca convivente) non è in casa come da accordi.
Il piano prevede di immobilizzare il malcapitato nel momento in cui entra in camera, la squandra quindi pronta ad entrare in azione e con l'adrenalina ai massimi livelli attende il momento fatidico.
Il Ragno si avvicina, lo sentiamo camminare nello stretto corridoio antistante ma repentinamente apre la porta del bagno e ci si fionda dentro.
Farà due gocce di pipì pensiamo noi, ma pipì non fu'.
Attendiamo con ansia il termine del match con il water e finalmente, al suono dello sciacquone che sancisce la fine della bagarre ci rimettiamo in assetto da battaglia.
La porta del bagno sia apre, i passi si fanno sempre piu' vicini ma ... la vittima, quasi come se sapesse dell'agguato prosegue oltre e si reca in salotto, prende una rivista e si lascia andare rumorosamente sul divano.
Breve consultazione con gesti a sfondo pseudo militare e si decide di cambiare programma.
Facciamo irruzione in salotto come dei forsennati ed immobilizziamo il malcapitato che rimane intontito dallo spavento, gli leghiamo polsi e caviglie con nastro adesivo e fascette da elettricista e gli diamo qualche scarica di pallini sulle gambe.
Grida, si lamenta.
Tiriamo fuori una bottiglia del famigerato Amaro Montagna e con fare da veri Kapò lo obblighiamo ad ingurgitarne una bella dose, accompagnata da altre scariche di pallini.
Il circuito si ripete, anche dopo aver caricato il sequestrato sul cassone del fuoristrada.
Amaro in gola e pallini, conditi dalle piu' insulse minacce.
Il prigioniero durante il viaggio verso un noto ristorante dell'entroterra Ingauno cerca di chiedere aiuto al guidatore della macchina che ci segue, scandendo con il labbiale la parola A I U T O !!! 
Il gesto gli costa una scarica extra, e dopo avergli tappato la bocca con del bel nastro da imballaggi ripartiamo   
verso la meta.
Giunti a tre quarti del viaggio siamo costretti a fermarci per liberare almeno i polsi del poveretto diventati cianotici a causa delle fascette.
Finalmente a destinazione, liberiamo il malcapitato scaraventandolo giu' dal cassone, e lo conduciamo sorreggendolo, al tavolo dove consuma la sua ultima cena da signorino.

Inutile raccontare i dettagli del banchetto.

Ritorniamo a casa con il briciolo di lucidità che ci rimane, Marco, con le ossa rotte ed un sacco di lividi sulle gambe.

Dulcis in fundo, scaricati tutti i passeggeri e di ritorno a casa alle tre del mattino, una pattuglia mi allunga la paletta invitandomi ad accostare :
saluti di rito, "documenti" e sguardo inquistitore dell'agente.
Fra me e me penso di essere ciucco come una soma, con un mitragliatore (finto, ma spiegatelo voi) dietro il sedile, con una bottiglia vuota di Amaro Montagna nel cruscotto ed in perfetta tenuta mimetica davanti ad un pubblico ufficiale. Dal mio sguardo traspare tranquillità ed un certa sicurezza (o almeno così credo).
Tant'è che il simpatico militare mi rende le carte, mi guarda ancora un attimo e mi congeda con un "Grazie e buonasera".

Missione compiuta mi dico, al prossimo sequestro.



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