Bugiardino

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giovedì 15 novembre 2012

Pelliccia's corner : Buffalo Tom, Il Bisonte dal cuore d'oro.

Si parla di nineties oggi.
Un gruppo che forse non tutti ricorderanno, i Buffalo  Tom, che nel travagliato (musicalmente) decennio in oggetto ha saputo ritagliarsi un posticino nei cuori e nella memoria di molti.
Ce li racconta, con la solita preparazione il buon Pelliccia.
E sia.

IL BISONTE DAL CUORE D’ORO

Secondo appuntamento con il Pelliccia’s corner, e siccome nella presentazione che ha fatto di me il buon Davide figurano prepotentemente gli anni ’90, cominciamo a parlarne un po’…evitando per ora di menzionare i soliti nomi stranoti (che tanto prima o poi vi toccherà leggerne comunque, ci manca ancora che io non parli in futuro di Pearl Jam, Alice In Chains, Nirvana, Stone Temple Pilots, Soundgarden, etc.etc.etc. ), riflettori puntati su un classico minore del rock americano di quella fantastica, irripetibile decade fra metà anni 80 e metà anni ’90, ovvero “Sleepy Eyed” dei Buffalo Tom.
Nati ad Amherst, Massachusetts, nel 1986, i BT di Bill Janovitz arriveranno al primo disco nel 1989, sotto l’ala protettrice del figlio più illustre della sopracitata cittadina, quel J Mascis che coi Dinosaur Jr ha codificato in maniera innegabile l’alternative rock degli anni a venire, gettando anche i semi di quello che si sarebbe chiamato “grunge”. Il disco, omonimo, è invero piuttosto monocorde e derivativo, così come il secondo lavoro, Birdbrain, uscito appena un anno dopo, sebbene qualche sprazzo di melodia un po’ più ragionata cominci a farsi largo fra i solchi (insomma, la stessa identica traiettoria dei Dinosaur Jr). La svolta arriva (ma va?!) nel 1992, dopo il ciclone Nirvana tutti si accorgono che è possibile coniugare furia cieca e aperture melodiche e dunque ci provano anche i Buffalo Tom, forti di una vena compositiva non comune. Nel giro di due album, “Let Me Come Over” e “Big Red Letter Day”, la band di Amherst fa il suo ingresso nei piani alti delle classifiche alternative, rimanendo pregevolmente in bilico fra rumorismi e sensibilità pop, fra la musica delle radici americana e le reminiscenze underground degli esordi.
“Sleepy Eyed”, uscito nel 1995, è il vertice compositivo della band, un disco senza cedimenti, dove accanto alle staffilate rock di Tangerine e Your Stripes emerge anche un inedito lato cantautorale di Janovitz, evidente in alcune (agro)dolci ballate elettroacustiche come Kitchen Door o Twenty-Points. Ma la perla nascosta del disco è Summer, una canzone che esemplifica al meglio quel sound così peculiare, so ‘90s potremmo dire, batteria in bella evidenza, le chitarre che ora si svuotano con arpeggi rarefatti e poi arrivano impetuose a travolgerti orecchie, cuore e stomaco.
Dei Buffalo Tom poi si perderà notizia, fra dischi non esaltanti e ritorni sulle scene non propriamente entusiasmanti – ma quello che conta è la manciata di dischi che ci hanno lasciato prima. Eh no, musica così al giorno d’oggi non ne fanno più....


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