Bugiardino

Leggere attentamente le istruzioni prima di consumare il prodotto.
Non si accettano reclami su casi di indotta diarrea, dolori addominali e affini.
Sconsigliato a soggetti di esile composizione tantrica e rompicoglioni vari.
Tutti gli scritti appartengono al sottoscritto, il quale si prende carico di eventuali ripercussioni.




mercoledì 6 febbraio 2013

Pelliccia's corner : quel ramo del Mississipi

Bettole fumose, combattimenti di galli e bische clandestine, questa è l'atmosfera in cui ci si proietta questa sera qui al Pelliccia's.
Il Blues, per certi versi genesi del rock and roll, il punto da cui parti' l'evoluzione della musica moderna, raccontato in uno dei tantissimi artisti che lo resero tale.

Let my Mojo Working.


Non sparate sul pianista…o il pianista vi prenderà a pugni
Bentornati e bentornate, se state leggendo queste righe significa che le puntate precedenti di questo jukebox virtuale fatto di tante parole e tanta musica un pochino vi aggrada…e allora, mettiamo alla prova il vostro palato con una pietanza semplice ma ricca di sapori.                                                                                                                                                                          Questa volta si parla di un bluesman forse poco conosciuto ma parecchio interessante, uno di quelli che incarna lo stereotipo della vita rocambolesca che ogni giorno ti regala almeno un aneddoto o una disavventura da cui tirare fuori una canzone. Signore e signori, “Champion” Jack Dupree.
Jack nasce a New Orleans, a luglio. Il giorno e l’anno non sono sicuri, diciamo tra il 1908 e il 1910, siamo però sicuri del fatto che a due anni finisce nello stesso orfanotrofio dove capitò pure il signor Louis Armstrong…sarà che per un nero in quegli anni vivere non era certo una passeggiata in un giardino di rose, sarà che il diavolo se esiste sta di casa a New Orleans e ti insegna a suonare uno strumento e a fare del blues, fatto sta che il nostro Jack impara a suonare il piano, e comincia a esibirsi nelle bettole più malfamate, riuscendo a guadagnarsi un buon seguito  grazie a uno stile sobrio ed essenziale; un pianista di certo non virtuoso, ma dannatamente coinvolgente.                                                                                                                   Lasciata New Orleans si trasferisce prima a Chicago e poi a Detroit, dove per non farsi mancare niente si lancia nel mondo della boxe, diventando un discreto pugile (qui gli verrà affibbiato il soprannome “Champion” grazie ai numerosi incontri vinti)e registrando le sue prime cose, tra cui il fortunatissimo “Walkin’ Blues”, e dopo aver fatto il cuoco nell’esercito yankee, durante il secondo conflitto mondiale, si trasferisce in Europa, lavorando come cuoco specializzato nella cucina creola di New Orleans e spostandosi fra Inghilterra, Svezia, Danimarca, Svizzera e Germania, registrando i suoi pezzi con gente del calibro di Tony McPhee, The Band, Mick Taylor, John Mayall ed Eric Clapton e continuando a suonare fino al 1992, anno in cui è morto.
Champion Jack Dupree, dicevamo sopra, non era certo un funambolo come Jerry Lee Lewis,ma ci sapeva fare eccome al piano; spiccato senso del ritmo, sempre in bilico fra blues e boogie, più incline a usare lo strumento non come farebbe una primadonna desiderosa di attirarsi addosso i riflettori, ma piuttosto come fosse un tavolo sul quale servire le “solite” storie di prigione, droga, fatti di sangue, donne ben lontane dall’essere esempi di virginale purezza che fanno perdere il senno, …insomma, l’armamentario di ogni bluesman che si rispetti, cantato però con una voce pulita e misurata come di rado si sentiva in quel periodo; per farvi un’idea più precisa, sentitevi Mean Ole Frisco, Mr.Dupree Blues, Shake Baby Shake, Junker’s Blues, Big Leg Emma’s, Shake Dupree Dance.
E ora, immaginatevi in una fumosa “barrelhouse”, carte in mano, una splendida pupa (o un fascinoso mascalzone) al vostro fianco, una bottiglia di whisky di contrabbando sul tavolo…e in angolo, il pugile, il pianista, il cantastorie, il ragazzino della piantagione, il cuoco, il bluesman. Tutti a battere il piede a tempo, tutti a cantare la propria incredibile vita attorno al piano di Champion Jack.



Nessun commento:

Posta un commento